Sono i temi trattati, e in parte solo sfiorati a causa dei tentennamenti di cui sopra ad interessare. Sui tempi dettati dall'interpretazione della sempre sensibilissima Jodie Foster. Su quei primi segni del tempo che affiorano dalla mobilità del suo viso; e che ci aiutano a leggere l'evoluzione del film.

Non solo il tema, spesso trattato, della legittimità della vendetta individuale, del farsi giustizia da sé quando la società (e in particolare, ovviamente, la polizia) è in altre faccende affaccendata: un discorso che sempre stimola le reazioni dello spettatore. Ma che arrischia inevitabilmente ( e nel BUIO DELL'ANIMA non succede diversamente) di sfiorare, eventualmente suo malgrado, sbrigativi ragionamenti fascisteggianti. Piuttosto, una riflessione su come la violenza riesca a scavare, oltre che nel fisico, nella ragione. Su quanto distingua la resa dei conti, e la relativa sua legittimazione ad uccidere, conferita la società al potere pubblico da quella assunta dal privato. E, ancora forse più originalmente, su come si possa civilmente e onestamente ricercare la verità, e quindi fare opera di giustizia, quando si è coinvolti, addirittura sentimentalmente, ai protagonisti di un dramma.